
Taggia a fuoco
E se un paese fosse dato alle fiamme una volta all’anno? E se gli abitanti del paese in questione e dei borghi vicini vi si riversassero non a spegnere, ma ad alimentare il fuoco in un tripudio di odori e scintille?
Tutto questo succede a Taggia, borgo medievale, secondo centro storico per estensione di tutto il territorio ligure. È la festa di San Benedetto, la festa dei furgari, dei falò e dei bambù.
Un evento simile si trova raramente, e la popolazione intera partecipa con grande entusiasmo. Le contrade medievali gareggiano a chi propone lo spettacolo più bello.
Il secondo sabato di febbraio di ogni anno, se vi capita di passare sulla A10 in prossimità della Francia, vicino all’uscita di Arma di Taggia, sul cavalcavia che attraversa la valle, guardate in basso, vedrete lo spettacolo affascinante di una città in fiamme. Se vi incuriosisce, imboccate il casello, e fate rotta su Taggia. E’ il paese che brucia li sotto. Visto dal mare, questo è probabilmente lo scenario che si trovarono davanti i pirati saraceni che infestavano le coste liguri intorno al X secolo d.C.. Notarono il fuoco da lontano e pensarono che fosse già stata devastata, facendo così rotta altrove. L’idea dell’inganno che salvò Taggia venne da Benedetto Revelli, allora vescovo in Albenga poi fatto Santo, e fu di creare un finto saccheggio, accendere falò, fare baccano come se i pirati fossero appena andati via. Da allora fino ad oggi si festeggia quel giorno alla maniera di San Benedetto. Falò vengono accesi in tardo pomeriggio per tutto il paese e si inizia il giro tra le vie e le piazze illuminate dalle fiamme. I protagonisti scaldano i motori, si accendono i primi “bamboo”, cilindri ricavati dalla pianta omonima, riempiti con polvere da sparo, carbone, magnesio, alluminio ed altri elementi per produrre scintille di diversi colori. Le fontane di fuoco arrivano venti metri di altezza, passando i tetti delle case. Per i bambini è uno spettacolo unico ed irripetibile. I più fortunati accendono i furgari, costruiti sullo stesso principio ma piu piccoli ed innocui, da tenere in mano rincorrendosi per le strade di Taggia.
La festa di San benedetto è la più sentita dai taggiaschi, attira persone da tutta la Valle Argentina e paesi vicini. Se chiedete ad un indigeno della notte dei furgari, non potrà fare altro che invitarvi a viverla, ad essere presenti. È un evento che rimane nel cuore di chiunque l’abbia respirata. Il fuoco è servito in passato ad allontanare, ed ora, al contrario, richiama gente. Ogni anno sono sempre di più i presenti in questa notte magica.
Arrivare a Taggia quel giorno è un esperienza da fare. Appuntamento in Piazza Eroi Taggesi, (la piazza dell’obelisco). Abbigliamento informale, MOLTO informale, non vestitini, camicie o altro, ma vesti militari, giacche di jeans, caldi e “da battaglia”, oltre all’immancabile cappello o passamontagna per difendere i capelli dalle scintille. Da Piazza Eroi si inizia con il primo falò in fondo a via Roma e da li si entra nel centro storico. Gli itinerari possibili nella città di fuoco sono diversi. A sinistra, verso Piazza Farini oppure dritti, verso il ‘Pantan’ (il Rione al centro dell’abitato antico), con i suoi portici. Il falò è a metà del cammino che porta a Piazza Cavour. Davanti alla chiesa, un altro cumulo di legna che brucia, il più grande della notte, pronto per ospitare le “disfide” tra i gruppi dei diversi rioni a colpi di scintille. Non c’è mai un vincitore, solo uno spettacolo impressionante, fatto di odore di polvere da sparo, di rumori assordanti prodotti quando si accendono i bamboo, di luci che piovono dal cielo. Da Piazza Cavour, si sale al Castello, passando nei carrugi (le tipiche vie strettissime dei borghi liguri, da cui colava olio bollente per difesa del paese), colmi di persone a riscoprire Taggia sotto la luce di fiamme e scinitille. Ultima tappa, il grande falò davanti al Convento dei Domenicani. È magia, non si può descrivere in modo diverso. Le cantine private vengono aperte a tutti per gustare vino locale, un’occasione per stare assieme e divertirsi.
Una festa che non si ferma davanti a nulla, pioggia, freddo, vento, ordinanze comunali o del prefetto incluse. La festa e i taggiaschi vanno avanti.
Al mattino Taggia come una fenice rinasce dalle sue ceneri, fa il bilancio, si prepara al Corteo Storico che si tiene dopo 15 giorni, inizia a pensare al San Benedetto dell’anno successivo.


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